Ciao Claudia, iniziamo da una domanda generale ma non scontata: cosa significa fare fundraising al giorno d'oggi?
Fare fundraising significa far emozionare chi dona, far vedere al donatore (inteso come una persona che dona qualcosa, non necessariamente solo dei soldi) che il suo contributo ha generato un impatto positivo nel mondo che viviamo.
Quali strumenti sono indispenssbili?
Innanzitutto è fondamentale coinvolgere i board nelle attività di raccolta fondi, partendo dalle loro relazioni da sviluppare, spiegando loro quanto è importante tenere attivi e coinvolti quanti già sostengono la nostra causa.
Alcuni strumenti, come il sito, le pagine social, sono molto importanti, sia per alimentare questo coinvolgimento che per attrarre nuovi potenziali donatori.
Ovviamente di tutte queste persone e della relazione tra le persone e la nostra buona causa, dobbiamo tenerne traccia in un database, altrimenti restano solo nella nostra testa e in quella di qualche membro del board, limitandone di molto il potenziale.
A proposito di database, o meglio di CRM: dalla tua esperienza, per alcune realtà con cui hai collaborato sei stata tu a sceglierlo e a proporlo all'Associazione, ora invece utilizzi un gestionale che era già presente in Associazione prima del tuo arrivo. Nella scelta che criteri hai considerato?
Innanzitutto ho considerato quelle che erano le necessità che emergevano dai processi già esistenti, cercando di ottimizzarli.
Alcune realtà possono aver bisogno di tenere traccia di informazioni specifiche e magari richiedono qualche intervento di personalizzazione, altre no e possono facilmente adattarsi a prodotti già esistenti sul mercato.
Per capire se un prodotto va bene così com’è o dobbiamo trovare un compromesso, la prima cosa che cosiglierei di fare è una lista di tutte le informazioni del donatore che si ritiene possano essere importanti, in realzione alla specifica attività che svolge l’ente, e di quali elementi della nostra relazione con il donatore vogliamo avere traccia.
Magari, per iniziare proporrei un semplice Excel, così da mettere in ordine idee e informazioni. Ma non ha lunga vita, perchè in poco tempo ci si rende conto che diventa molto complesso da maneggiare, con molti limiti sulla possibilità di relazionare righe e colonne.
E quando ti sei ritrovata ad utilizzare un software già presente nell'Associazione, quali risorse hai dovuto impiegare?
Trovarsi un database già scelto, con il quale non si ha confidenza necessita sicuramente di una formazione iniziale di almeno 8/10 ore, perché non tutti i database funzionano allo stesso modo, alcuni sono più intuitivi, altri meno e la formazione sull’utilizzo è fondamentale.
La formazione però secondo me non è sufficiente, ad esempio, è molto interessante che alcune software house offrano dei manuali o dei video su alcune specifiche del loro prodotto, così da poter rivedere e approfondire alcune funzioni, magari solo accennate in formazione. Alcuni ad esempio, forniscono anche dei manuali di supporto, utili prima di contattare l’assistenza 😉
La mia fortuna è stata potermi confrontare con la persona che ha scelto il database, così da capire meglio quali fossero i punti di forza da sfruttare e come fossero state inserite e categorizzate le informazioni importanti per il mio ente
Un buon database deve…
innanzitutto riuscire ad adattarsi il più possibile alle necessità specifiche dell’Ente, o in alternativa, avere un servizio di assistenza che aiuti il fundraiser a trovare la soluzione migliore, senza “sacrificare” troppi dati.
Anche la user experience nell’utilizzo è importante, più è intuitivo, più potrebbe essere utilizzato anche da altre persone all’interno dell’Ente, così da riuscire a registrare più dettagli possibili.
Due parole su di te...
Mi sono laureata in Relazioni Internazionali e tutela dei diritti umani all’Università di Padova, dopo una breve esperienza nella cooperazione internazionale, mi sono avvicinata al fundraising grazie al master in Management degli Enti Non Profit della Business School del Sole24ore ed ho capito che quello che mi piaceva di più era insegnare a donare per generare un impatto positivo sulla società