Primo ingrediente della lettera raccolta fondi: l'emozione!
Alla base di tutta l’attività di fundraising, come abbiamo già visto per la campagna raccolta fondi, c’è sempre l’emozione. Deve esserci sempre una storia da raccontare che faccia capire quanto la donazione sia urgente e importante e che faccia sentire il donatore partecipe, indispensabile, felice di poter contribuire ed abbracciare la causa.
Per fare questo tieni presente che:
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Le storie vere sono fatte di persone e non solo di numeri e statistiche. E’ vero, dare un’indicazione numerica in termini di cifre, ad esempio di quello che è stato raccolto e di come sono stati utilizzati e ripartiti i soldi delle donazioni, serve a rendere la storia reale e a trasmettere trasparenza sull’attività di fundraising. Ma le cifre toccano poco le corde delle emozioni, per toccarle dobbiamo incentivare l’empatia verso le altre persone
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Usa tutte le emozioni. Parla di emozioni positive ma non nascondere quelle negative: paura, rabbia, tristezza spesso sono quelle che portano i migliori risultati.
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Il donatore è sempre il protagonista. Anche se i protagonisti ci possono sembrare le persone di cui parliamo nella lettera, in realtà il vero protagonista è sempre il donatore! Coinvolgilo il più possibile dandogli del “tu” e richiamando spesso la sua attenzione.
Il secondo ingrediente della lettera raccolta fondi: l'efficiacia
L’efficacia si misura in termini di chiamata all’azione e di possibilità di conversione del donatore. Per questo nelle lettere di raccolta fondi è importante usare sempre una Call to Action (CTA, ovvero la chiamata all’azione) esplicita.
Per fare questo tieni presente che:
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La chiamata all’azione è sempre unica. Non usare più di una chiamata all’azione; potrebbero risultare dispersive e distogliere l’attenzione dall’obiettivo principale.
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Repetita iuvant. La ripetizione, soprattutto nelle lettere lunghe, serve a richiamare l’attenzione del donatore verso il focus principale. Ovviamente non esagerare con le ripetizioni.
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La richiesta di donazione va in chiusura, e deve essere esplicita. Esplicito non significa fastidioso, quindi deve arrivare dritta al donatore ma sempre nell’ottica di farlo sentire importante e partecipe della storia.
Fai una stesura di getto e poi...
Rileggila tu, falla rileggere a qualcuno… e lasciala sedimentare un giorno. Vedrai che eliminerai le parti inutili, troppo prolisse e pesanti e arriverai ad una forma asciutta ma ricca di storytelling.